Perché l’etichetta ambientale può aiutarci a non fare più errori di smaltimento
Dopo diversi rinvii, finalmente sembra che la data sia fissata: dal 1° gennaio 2023 scatta l’obbligo sul mercato italiano di dotare tutti i packaging di un’etichettatura ambientale.
Un processo che in realtà è partito da molto lontano: la prima direttiva europea in merito a questo tipo di etichetta risale infatti al 1994, ma è dal 2020 che la sua introduzione obbligatoria è stata annunciata più volte. È stato un iter lungo, che dovrebbe (il condizionale è d’obbligo in questo caso) vedere la fine con l’inizio del prossimo anno.
Cosa cambierà quindi per le confezioni dei prodotti di uso quotidiano? E per i consumatori? La novità fondamentale è che tutte le aziende, e non solo le più virtuose, saranno obbligate a scrivere con chiarezza sugli imballi come questi devono essere smaltiti. Consentendo di conseguenza ai consumatori di fare delle scelte più virtuose, anche sulla base della riciclabilità o meno delle confezioni di quello che acquistano. E di sapere con maggiore chiarezza dove devono conferire i propri rifiuti.
L’etichettatura ambientale rientra tra le misure indicate dall’Unione Europea per ridurre i rifiuti e migliorare la raccolta differenziata, con l’obiettivo di svuotare sempre più le discariche e gli inceneritori. Infatti la norma di riferimento, cioè il Decreto Legislativo 152/2006, dice che gli “imballaggi devono essere opportunamente etichettati secondo le modalità stabilite dalle norme tecniche Uni applicabili e in conformità alle determinazioni adottate dalla Commissione dell’Unione Europea, per facilitare la raccolta, l’utilizzo, il recupero ed il riciclaggio degli imballaggi, nonché per dare una corretta informazione ai consumatori sulle destinazioni finali degli imballaggi“.
Come funziona l’etichettatura ambientale?
Per fare in modo che le persone sappiano esattamente come smaltire le confezioni dei prodotti che acquistano, su queste ultime devono essere indicati:
- la codifica identificativa del materiale: è il codice alfanumerico che identifica il materiale di cui è composta ogni parte separabile manualmente dell’imballaggio.
- la tipologia di imballaggio: vale a dire se si tratta del flacone, del tappo, di un astuccio…
- la famiglia del materiale: ad esempio carta, vetro, metallo, plastica…
- il tipo di raccolta: se ogni componente dovrà essere gettato nella raccolta differenziata o nell’indifferenziata.
In breve, se abbiamo acquistato un flacone in vetro con un tappo di metallo e contenuto in un astuccio di carta, sul packaging verrà scritto in modo chiaro che la confezione comprende queste tre componenti e che dovranno essere smaltite separatamente. Se il produttore lo desidera, può anche specificare per esempio che la carta proviene da foreste certificate o che è stata riciclata.
Questo tipo di etichettatura ambientale si focalizza sullo smaltimento del packaging e viene applicata a ogni tipo di prodotto confezionato, ma sarebbe possibile anche introdurre delle altre etichette ambientali che diano delle indicazioni su temi diversi: ad esempio, sul sistema di produzione, sulle politiche ambientali del Paese di produzione, sull’impatto sulla biodiversità…
La norma che sta per entrare in vigore in Italia è solo un primo passo verso l’accesso a informazioni importanti per valutare la sostenibilità di quello che si compra.
E va anche specificato che sono molte le aziende che hanno già adottato da tempo questo tipo di etichettatura.
L’aiuto del digitale per smaltire i pack senza errori
Spesso però le confezioni non consentono di inserire troppi elementi di comunicazione: è il caso di quelle di piccole dimensioni, altamente particolarmente complesse o caratterizzanti, come nei vini o nei prodotti cosmetici.
L’obbligo dell’etichettatura ambientale ovviamente non esclude queste categorie merceologiche, per questo è stato necessario in alcuni casi “smaterializzare” le informazioni e renderle fruibili tramite delle apposite app.
Queste applicazioni, facilmente installabili sul proprio smartphone, consentono di scannerizzare un QRcode o un codice a barre per avere accesso diretto alle indicazioni previste dalle norme sull’etichettatura ambientale obbligatoria. E permettono anche di offrire dei servizi aggiuntivi di grande valore, come delle indicazioni più puntuali relativamente a dove conferire un dato imballo in una certa area geografica.
I Comuni infatti hanno spesso direttive diverse per lo smaltimento di alcuni prodotti: per fare un esempio, i cartoni per il latte e le bevande possono venire gettati con la carta o con la plastica a seconda dell’area geografica in cui ci si trova. Con l’aiuto delle app, è possibile evitare di fare errori e sapere dove va gettato ogni componente dell’imballo nel proprio Comune.
E ci sono anche altri vantaggi: le informazioni digitali possono essere aggiornate facilmente in caso di cambi di direttive, possono essere integrate con altri dettagli utili per il consumatore e non ingombrano spazio sul pack fisico.
Le etichette hanno da sempre il compito di dare delle informazioni importanti e di aiutare le persone a non commettere errori. Con l’introduzione dell’etichettatura ambientale obbligatoria, sarà possibile responsabilizzare insieme le aziende produttrici e i consumatori per una gestione più green di un’enorme quantità di imballi.
Sai come si realizza un packaging sostenibile? Le variabili da tenere in considerazione sono molte e diverse, non basta ad esempio scegliere la carta riciclata per una confezione se poi ci si appone sopra un’etichetta plastificata impossibile da rimuovere. Noi di Vico Etichette, con il nostro Green Label Lab, siamo in grado di studiare le soluzioni di packaging ed etichettatura sostenibili che sempre più aziende scelgono per i loro prodotti.
Se anche tu vuoi andare incontro alle nuove esigenze di un numero sempre maggiore di consumatori e passare al green per le tue etichette, saremo felici di trovare la soluzione migliore per te.
Contattaci senza impegno!
Fabrizio Bonaccorso CEO