Nero senza segreti: tutto quello che devi sapere sull’inchiostro
C’è un colore che domina su tutto.
Nei testi, sulle confezioni e nei dettagli delle etichette di ogni tipo.
Il nero sicuramente è il colore più utilizzato, nelle etichette e in moltissimi altri settori.
Ma sai davvero tutto su questo colore e su come viene utilizzato nella stampa delle etichette?
Da dove nasce il colore nero
Come saprai, il nero è dato da una mescolanza di colori.
Ti ricordi da piccolo quando ti dicevano che il nero è composto da tutti i colori, mentre la sua controparte (il bianco), è dato dall’assenza di tutti i colori? Be’, è proprio così.
Tutto inizia dalla stampa in quadricromia (CMYK).
Si tratta di un metodo di stampa che sfrutta 4 inchiostri base. In particolare il Ciano (C), il Magenta (M), il Giallo (Y) che costituiscono i colori primari. A questi si aggiunge poi il nero (chiamato Key Value, K).
Perché si aggiunge il nero alla scala cromatica?
Se ci pensi, poco fa abbiamo detto che per ottenere il nero sarebbe sufficiente mescolare questi colori. In realtà il nero si può generare, ma non avrebbe la ricchezza e tonalità totale del nero come lo intendiamo. Per questo motivo viene aggiunto al terzetto dei colori.
Dall’altra parte invece abbiamo tutta la scala di colori, ottenuta semplicemente mescolando i tre colori in intensità diverse (da 1 a 100).
Nero di stampa, nero ricco e nero piatto
Già, esistono tre varietà di neri!
1 – Nero di stampa
Come detto in precedenza, la somma dei tre colori Ciano, Magenta e Giallo non genera un nero completo. Il colore che si crea è un marroncino scuro, chiamato bistro. Similmente, la stessa tonalità composta da un 100% di Key Value (quindi il nero della quadricromia) non genererebbe un nero pieno così come lo conosciamo.
Per creare il “vero nero”, all’inchiostro Key Value viene aggiunta una percentuale degli altri tre colori, arricchendo così il nero.
2 – Nero piatto
Il nero dei testi, degli elementi grafici e delle piccole stampe.
Viene prodotto con una composizione di C=0, M=0, Y=0, K=100.
Il nero piatto viene utilizzato sfruttando la sovrastampa: questo per evitare gli antiestetici filetti bianchi sui bordi degli elementi, nel caso in cui il foglio di stampa non sia allineato correttamente.
Nelle stampe di questo genere si preferisce il nero piatto al nero ricco, perché in caso di fuori registro può creare un effetto sdoppiamento causato dal disallineamento dei colori.
Il nero piatto non è nemmeno consigliato nel caso in cui si debbano creare dei fondi pieni o elementi grafici, perché si andrebbe a creare un “nero scarico”. Questo avviene perché il supporto di stampa assorbe parte del colore, creando un effetto sbiadito.
3 – Nero ricco
Un nero pieno, profondo, ottenuto combinando tutte e 4 le tinte del set CMYK.
È importante sapere che in base alle percentuali del CMYK si potranno ottenere dei neri più caldi, più freddi oppure neutri.
Il nero ricco per eccellenza è quello chiamato “nero di Photoshop”, che equivale a C=63, M=52, Y=51, K=100. Viene chiamato così semplicemente perché è il nero che si ottiene in Photoshop quando il nero RGB (R=0, G=0, B=0) viene convertito in quadricromia CMYK.
Il nero freddo si ottiene con la combinazione C=60, M=0, Y=0, K=100.
Il nero caldo invece si ottiene con i valori C=0, M=60, Y=30, K=100.
Il nero neutro ha delle percentuali che variano a seconda dell’effetto desiderato. Un’opzione è quella di mantenere le percentuali C=60, M=30, Y=10, K=100.
Attenzione alle percentuali
Indipendentemente dalla scelta cromatica, le percentuali che compongono il nero di stampa non devono mai superare il 300%.
L’unica eccezione è il nero di registro, che è composto da 100% di Ciano, 100% di Magenta, 100% di Giallo e 100% di Key Value (per un totale di 400%). Tutte le altre combinazioni di colori, nei loro 4 parametri, non superano mai il 300%.
Questo è dovuto principalmente all’asciugatura del foglio: i colori vengono applicati al foglio secondo un retino di punti colore, e le percentuali di ciascuna tinta determinano la grandezza di questi punti. Maggiore è la percentuale, più grandi saranno i punti. Questo può portare problemi in fase di stesura e di asciugatura dell’inchiostro, che renderà letteralmente inzuppato il foglio.
Nulla è come sembra
Se non si è in possesso di un monitor professionale, tarato per la corretta visualizzazione dei colori, i neri appariranno tutti uguali. Questo perché la visualizzazione a video rende il nero come nero assoluto (R=0, G=0, B=0). Diversamente, una volta applicati sui materiali di stampa gli inchiostri manterranno la loro naturale tonalità.
In fase di stampa, può essere un problema abbastanza serio.
Questo è fondamentale tanto più se ti devi occupare di etichette industriali che devono seguire una specifica tonalità.
Un’etichetta è un simbolo che deve essere sempre uguale a se stesso per dare le corrette informazioni. Variazioni di colore o tonalità possono creare problematiche o confusione, proprio quello che un’etichetta vera e propria dovrebbe contrastare.
Il colore è fondamentale, non lasciarlo in mani inesperte.
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