La carta è uno dei materiali più usati per la produzione di etichette. È considerata ecologica e sempre più apprezzato dai consumatori che prediligono i packaging plastic-free e possibilmente riciclabili. Tuttavia, anche la carta deve essere prodotta a partire da una materia prima che nel mondo di oggi è sempre più minacciata: stiamo parlando degli alberi, da cui si ricava la maggior parte della carta che utilizziamo tutti per scrivere, stampare o imballare.

Se è vero che ci sono carte certificate, che quindi vengono prodotte a partire da una gestione corretta delle foreste, è altrettanto vero che non tutta la carta che incontriamo quotidianamente proviene da questo tipo di filiera virtuosa. Solo i fogli che riportano il simbolo FSC, che sta per Forest Stewardship Council, garantiscono infatti che tutta la catena produttiva sia stata gestita secondo il principio della sostenibilità ambientale e anche del rispetto dei lavoratori coinvolti. E tuttavia non esiste un unico tipo di carta FSC, perché anche quest’ultima può essere identificata dalle diciture FSC Riciclato, se è composta da materiali di recupero, o FSC Misto, se “solo” il 70% dei suoi componenti è certificato o riciclato.

Un mondo che punta a fare a meno degli imballaggi di plastica ha bisogno di una quantità di carta sempre crescente. Come fare, quindi, a diminuire il suo impatto sulle foreste di tutto il mondo?

Negli ultimi anni sempre più specialisti orientati alla sostenibilità stanno cercando (e trovando!) soluzioni alternative alla carta prodotta a partire da alberi e foreste. Questi materiali vengono chiamati tree free paper, cioè carta senz’alberi: alcuni di loro sono particolarmente creativi.

 

Carta con piante diverse

Tutti abbiamo studiato che nell’Antico Egitto gli scribi utilizzavano il papiro per la creazione dei preziosi rotoli sui quali tracciare i geroglifici. Oggi si assiste a una riscoperta di vegetali come la canna da zucchero o la canapa, e si riprende anche la lezione della Cina, che fabbrica la carta di bambù sin dai tempi lontani.

 

Carta che profuma di frutta e fiori

Non stiamo parlando di una carta composta al 100% da materiali alternativi, ma di soluzioni che prevedono un 85% di cellulosa proveniente da alberi e un 15% di sottoprodotti di lavorazioni agro industriali.

La sperimentazione ha infatti portato alla creazione di linee di carta che hanno un feeling tattile particolare, in quanto sono state prodotte con delle materie prime naturali che normalmente sarebbero state conferite tra i rifiuti organici o nel compost: noccioli di ciliegie e olive, mais, kiwi, viticci d’uva, bucce d’agrumi, gusci di mandorle, nocciole e noci, lavanda, banane e addirittura caffè sono gli “ingredienti” utilizzati.

 

Carta che viene dal mare

Le alghe sono un problema per le località di villeggiatura sul mare? Oggi c’è chi le raccoglie dalle spiagge e le porta in cartiera. Le alghe sono infatti ricche di cellulosa, quindi consentono di produrre una carta di buona qualità.

 

Carta dai vestiti

I residui di produzione di tessuti di lana e di cotone vengono impiegati da tempo per produrre delle carte particolarmente soffici al tatto, dall’aspetto allo stesso tempo ruvido ma elegante. Sono carte biodegradabili al 100%, che prevedono l’impiego di fibre derivanti da sottoprodotti di lana o cotone ma anche di cellulosa riciclata e vergine. E c’è chi la produce a partire da vecchi capi d’abbigliamento.

 

Carta di origine animale

In controtendenza rispetto alle sempre più numerose richieste di alternative vegetariane e vegane per ogni tipo di prodotti, oggi esistono ancora dei produttori che mantengono viva l’arte di utilizzare componenti di origine animale per la realizzazione della carta. Se un tempo si scriveva sulle pergamene di pecora, oggi si mescolano i resti della produzione del cuoio alla carta riciclata. Il risultato è un prodotto non solo ecologico, riciclabile e biodegradabile al 100%, ma è anche un modo per creare una filiera della carne più virtuosa, mirando a portare a zero i suoi sprechi.

Tuttavia, per chi preferisce utilizzare prodotti che non abbiano arrecato alcun danno agli animali esiste anche un’alternativa piuttosto originale: le carte prodotte a partire dalle feci degli erbivori, dalla mucca al panda. Completamente prive di odori e ricchissime di fibre, queste carte potrebbero essere un valido aiuto per la gestione e la pulizia degli allevamenti.

 

Carta di roccia

Prodotta con un processo affascinante, che prevede l’utilizzo di polvere di minerali, questa carta è anche particolarmente resistente allo strappo e al contatto con l’acqua e assorbe poco inchiostro. Tuttavia ha attirato da subito delle critiche, perché la sua biodegradabilità è compromessa dalla presenza di materie plastiche nella sua “ricetta”. Infatti non è neanche possibile riciclarla assieme alla carta da alberi.

 

Quale carta scegliere per un progetto green?

Anche se le foreste sono, fortunatamente, rinnovabili, l’enorme richiesta di carta del mondo di oggi richiede che vengano esplorate delle soluzioni alternative per non attaccare in modo irreparabile questo patrimonio.

Le possibilità attualmente approfondite dai produttori sono moltissime e affascinanti, in particolare perché si va sempre più verso l’utilizzo virtuoso di materiali che altrimenti sarebbero considerati dei semplici scarti, ai quali viene data la possibilità di una nuova vita.

Per la tua etichetta vorresti valutare la possibilità di utilizzare una carta “alternativa”? Le opportunità sono tante e diverse, e sicuramente possono avere una resa estetica sorprendente. Ma se vuoi andare un po’ più a fondo, e assicurarti che la carta che scegli sia davvero ecologica, devi assolutamente affidarti a un esperto.

Vico Etichette, con il suo programma Green Label Lab, è in grado di consigliarti la soluzione migliore per avere un’etichetta performante, bella e rispettosa dell’ambiente. Perché un prodotto sia sostenibile, infatti, è necessario fare attenzione a una gran varietà di dettagli.

 

Hai un’idea e vorresti vederla realizzata nel rispetto dell’ambiente? Contattaci senza impegno e parliamone insieme!

 

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Fabrizio Bonaccorso CEO

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