Make the label count, un movimento per promuovere la moda sostenibile

Etichette per combattere il greenwashing e il greenbombing, ma anche per rendere i consumatori più consapevoli e sicuri di spendere il giusto: il movimento Make the label count difende questi capisaldi dell’etichettatura sostenibile.

Nato dal desiderio di promuovere una moda realmente rispettosa dell’ambiente, Make the label count è una coalizione internazionale di cittadini e produttori di fibre naturali che vuole portare alla conoscenza della governance europea l’importanza di una svolta ecologica per l’industria tessile. Questo settore infatti è ad oggi ritenuto responsabile di una percentuale importante dell’inquinamento globale dell’acqua potabile, pari circa al 20%, dal momento che il lavaggio dei capi sintetici rilascia in mare 0,5 tonnellate di microfibre ogni anno. Inoltre le emissioni dell’industria tessile mondiale stimate sono circa 1,7 miliardi di tonnellate di CO2.

Come fare, quindi, per invertire la tendenza di un settore nel quale la moda usa&getta ha fatto crescere a dismisura l’impatto ambientale delle attività? Anche in questo caso, un passo importante si può fare grazie alle etichette.

Le etichette contano e conteranno sempre di più

“Make the label count” significa “Dai valore alle etichette”: il movimento parte infatti dall’idea che una corretta etichettatura dei capi sia in grado di rivedere l’impatto ambientale dell’industria tessile.

Visto l’interesse sempre maggiore dei consumatori per le soluzioni sostenibili e il fatto che molte persone sono disponibili a pagare di più (fino al 10%, secondo un rapporto di Forbes) per essere certi che quello che acquistano sia eco-friendly, le aziende meno virtuose spesso mettono in atto comportamenti scorretti come promuovere il loro impegno per l’ambiente con attività che mirano a distogliere l’attenzione dal loro reale impatto (greenwashing) oppure diramare continui messaggi relativi alla sostenibilità dei loro prodotti anche se non hanno alcuna prova concreta da mostrare (greenbombing).

Tutte queste informazioni confondono il consumatore, che non ha modo di verificare le affermazioni delle aziende. Secondo i promotori di Make the label count i capi dovrebbero invece riportare ad esempio delle indicazioni relative alle componenti delle loro fibre (alcune derivano dal petrolio greggio) oppure riferire l’impatto sociale della loro filiera, tenendo in considerazione tutti i passaggi dalla creazione del tessuto allo smaltimento dell’abito. E visto il problema delle microplastiche, sarebbe importante specificare bene sulle etichette degli indumenti se siano state usate delle fibre sintetiche, riciclate o meno, perché il loro impatto è diverso da quello delle fibre naturali. Infine, sarebbe molto utile per il consumatore capire se il capo che acquista sia riciclabile o meno, e in che modo, e se le fibre che lo compongono siano biodegradabili.

Etichettatura dell’abbigliamento in Europa: come funziona al momento?

In Europa i capi d’abbigliamento devono dare indicazioni riguardo all’impronta di carbonio, vale a dire alle emissioni di gas ad effetto serra associate alla loro produzione. L’indicatore di riferimento è il Pef, Product environmental footprint, introdotto nel 2013 dalla Commissione Europea, che però non considera il rilascio di microplastiche da parte del capo, la sua riciclabilità e la sua durabilità.

Secondo Make the label count è il momento di introdurre un’etichettatura più chiara e completa, che tenga in conto l’intero ciclo di vita del prodotto. Grazie a queste etichette, sarebbe possibile sensibilizzare il pubblico a fare acquisti più sostenibili ma anche tutelare i consumatori, dando loro la certezza di acquistare dei capi davvero eco-friendly.

Non è sempre necessario attendere che vengano emesse delle leggi per dare una svolta ecologica al proprio lavoro. Molte aziende, infatti, si stanno adoperando sempre più per fornire delle soluzioni sostenibili a tutti coloro che vogliono essere certi di avere un minore impatto sull’ambiente, e il business di chi punta sulla sostenibilità è in crescita. Tra queste, ci sono anche i clienti di Vico Etichette che hanno scelto di affidarsi alla progettualità del nostro Green Label Lab: è il laboratorio artigiano dell’etichetta nel quale pensiamo e realizziamo le soluzioni più green per i nostri partner, spaziando attraverso diversi settori produttivi e tenendo conto di tutto il ciclo di vita dei prodotti.

Anche tu vorresti rendere il tuo business più sostenibile? Contattaci senza impegno e parliamone!

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Fabrizio BonaccorsoFabrizio Bonaccorso CEO

etichette eco-friendly

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