Etichette e greenwashing: come non essere fuorilegge in Europa
Il greenwashing ha i giorni contati in Europa? Sicuramente, con l’approvazione della direttiva 2024/825 da parte del Parlamento Europeo, è stato fatto un importante passo avanti verso questo importantissimo traguardo.
Le aziende dovranno infatti essere sempre più trasparenti relativamente al proprio impegno ambientale, dicendo addio alle dichiarazioni ambientali generiche e fuorvianti sulle etichette dei loro prodotti.
Ma cosa significa concretamente questa direttiva europea per le tue etichette? Vediamo nel dettaglio le regole e come non rischiare sanzioni.
La nuova direttiva europea anti-greenwashing
All’inizio del 2024 il Parlamento Europeo ha approvato con una larga maggioranza (593 voti favorevoli, 21 contrari e 14 astensioni) una direttiva mirata a contrastare il greenwashing e l’inserimento di informazioni ingannevoli nell’etichettatura dei prodotti da parte delle aziende.
L’obiettivo di questa “stretta” è proteggere i consumatori da pratiche di marketing fuorvianti e promuovere scelte d’acquisto più consapevoli. Il greenwashing, infatti, è una strategia di comunicazione ingannevole, messa in atto dalle aziende che fanno affermazioni false relativamente alla sostenibilità del loro lavoro e al loro impegno green distogliere l’attenzione da alcune pratiche poco eco-friendly che mettono in atto. Le motivazioni del greenwashing sono sia di carattere promozionale, perché si cerca di migliorare l’immagine del proprio brand agli occhi del pubblico, che di carattere strategico, perché spesso queste affermazioni si fanno per cercare di evitare sanzioni o di insabbiare eventuali mancanze dell’azienda.
Le principali novità introdotte dalla direttiva 2024/825 hanno un impatto diretto sulla comunicazione delle imprese: è stato infatti sancito il divieto di utilizzare sulle etichette dei propri prodotti delle indicazioni ambientali generiche come “eco”, “green” , “biodegradabile” se non supportate da prove concrete della loro veridicità. In linea generale, non dovrebbero nemmeno essere usati termini generici come “sostenibile”, “consapevole”, “responsabile”, che hanno anche un significato sociale oltre che ambientale.
Non è nemmeno possibile fare dichiarazioni sulla neutralità ambientale basate su sistemi di compensazione delle emissioni. Le aziende possono promuovere i propri investimenti in iniziative ambientali, ma non possono dire di avere un impatto neutro e men che meno positivo sull’ambiente in termini di emissioni di gas serra.
Anche l’utilizzo dei marchi di sostenibilità è stato sottoposto a una regolamentazione più stringente, che consente solo l’uso di quelli basati su sistemi di certificazione ufficiali o riconosciuti e promossi da autorità pubbliche.
Come fare per avere etichette in regola?
Diamo uno sguardo alle tempistiche di attuazione di questo nuovo regolamento green-oriented.
La direttiva 2024/825 deve ora ricevere l’approvazione definitiva del Consiglio dell’Unione Europea. Una volta pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale, gli Stati membri avranno 24 mesi per recepirla nel diritto nazionale. Questo significa che le nuove regole entreranno in vigore indicativamente entro la fine del 2026.
C’è quindi tutto il tempo per le aziende di dotarsi di etichette non ingannevoli o, ancora meglio, di avviare politiche aziendali più concrete in ambito green. Le sanzioni previste, infatti, possono andare da 5.000 a ben 10.000.000 di euro.
Per evitare l’eventualità di trovarti a pagare una cifra del genere una volta che la direttiva sarà pienamente operativa, ecco alcuni accorgimenti da adottare fin da subito nella progettazione e nella produzione delle tue etichette:
- Elimina le dichiarazioni generiche: è essenziale rimuovere termini come “eco-friendly”, “green” o “sostenibile” se non supportati da certificazioni ufficiali.
- Utilizza claim specifici e verificabili: le affermazioni generiche vanno sostituite con informazioni precise e quantificabili. Ad esempio, invece di “packaging ecologico”, devi specificare che si tratta di un “imballaggio realizzato con il 70% di materiale riciclato”. E ovviamente devi disporre del materiale per provare tutte le tue affermazioni.
- Comunica solo certificazioni riconosciute: sulle tue etichette devono apparire solo marchi di sostenibilità basati su schemi di certificazione ufficialmente approvati a livello europeo o nazionale.
- Evita riferimenti alla compensazione: non devi più utilizzare claim relativi alla neutralità climatica basati su sistemi di compensazione delle emissioni.
- Documenta le prove: assicurati di avere a disposizione la documentazione che supporta ogni dichiarazione ambientale presente sull’etichetta.
- Affidati a un etichettificio esperto: solo così potrai avere la certezza che le tue etichette siano sempre a norma di legge, oltre che perfettamente funzionali. Non è scontato, infatti, che qualunque fornitore di etichette sia in grado di garantirti la conformità alle normative vigenti, che sono in continua evoluzione.
Sei sicuro che le tue etichette siano già conformi alla direttiva greenwashing? Non perdere tempo e adeguale prima possibile. Questo non solo ti eviterà di fare tutto all’ultimo minuto, rischiando di commettere errori per la fretta, ma ti farà anche apparire attento alle regole agli occhi dei tuoi clienti.
Una nuova etichetta e un packaging più green possono infatti attirare l’attenzione di quella fascia sempre più ampia di pubblico che cerca di vivere in modo più sostenibile. Noi di Vico Etichette, con il nostro Green Label Lab, abbiamo già aiutato moltissime aziende a dare una spinta green al proprio lavoro partendo dalle loro etichette: lavorando come un laboratorio artigiano dell’etichetta, analizziamo a fondo le esigenze delle aziende e le traduciamo prima in un progetto e poi in una soluzione di etichettatura eco-friendly. Tutto questo sempre a norma di legge, per garantirti di non avere brutte sorprese.
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Fabrizio Bonaccorso CEO