Etichette completamente vegane: è possibile?

Accontentare la richiesta dei consumatori è la principale legge del mercato. Per questo, numerosi brand di diversi settori stanno rispondendo alla domanda dei consumatori di cibo vegano per realizzare prodotti senza alcuna base animale.

Anche il settore delle etichette e del packaging ha risposto prontamente a questa domanda, lanciando sul mercato dei prodotti completamente vegan.

Tuttavia, una domanda sorge spontanea: è davvero possibile creare un’etichette al 100% vegan, non solo nei materiali, ma anche nelle altre componenti (adesivi, frontali, colori, ecc.)?

I derivati animali, infatti, non si trovano solamente in cibo e vestiti, ma in una vasta di gamma prodotti, che comprendono alcuni costitutivi principali dell’etichetta, come l’adesivo.

Senza un adesivo, dopotutto, un’etichetta non può svolgere la propria funzione: invisibile ma essenziale, l’adesivo contribuisce al successo del prodotto.

I produttori che desiderano proporre ai propri clienti delle etichette completamente vegane devono garantire che anche l’adesivo sia privo di componenti di origine animale.

Infatti, se per i materiali c’è vasta scelta di etichette completamente organiche, per le altre componenti quest’attenzione manca.

Etichette vegane: parti dall’adesivo

Gli adesivi vengono selezionati in base alle prestazioni attese e all’immagine del prodotto finito; hanno un ruolo decisivo in caso di impatti, abrasioni, attriti, umidità, sbalzi di temperatura.

A queste tradizionali performance, oggi si aggiunge sostenibilità ambientale, valutazione del rischio allergeni e divieto d’utilizzo di componenti d’origine animale, non solo per il target vegano.

Per anni il settore packaging si è affidato agli adesivi a base solvente, perché molto performanti, resistenti a calore, agenti chimici, raggi UV.

Oggi, invece, si preferiscono adesivi a base acqua (polimeri in dispersione acquosa), inodori, non infiammabili, con tempi di reazione comparabili a quelli di un adesivo a base solvente.

Inoltre, per essere perforanti gli adesivi devono creare dei legami chimici con altri elementi. Il tipo di legame e il risultato finale, ovviamente, dipendono dal tipo di materiale usato.

Ad esempio, per creare forza di adesione con materiai porosi si utilizzano colle a base di amidi, destrine, caseine o molecole di sintesi disperse in un veicolo acquoso.

La caseina, ad esempio, è una proteina del latte, quindi non vegan, che in ambiente acido, coagula e precipita. Una volta essiccata diventa una polvere bianca inodore, insapore e poco solubile in acqua.

Trovare l’adesivo adatto al prodotto non è un compito semplice: trattandosi di reazioni chimiche tra differenti elementi, bisogna scegliere la giusta combinazione affinché il risultato finale sia molto performate e adatto alle esigenze del cliente.

Tenere conto anche delle esigenze vegan diventa un’ardua sfida, vinta solo dagli etichettifici che conoscono a fondo i materiali, la loro struttura e le possibilità di combinazione.

Etichette, sostenibilità e allergeni

Il Regolamento 1169/2011/UE garantisce ai consumatori con sensibilità nota ad alcuni ingredienti o additivi alimentari il diritto a un’approfondita informazione sulla composizione dei prodotti.

I produttori, quindi, devono gestire il problema partendo dalla ricetta dell’alimento, prevenire le contaminazioni incrociate dovute a ingredienti contenuti in altri cibi lavorati nel medesimo stabilimento o a componenti dei materiali di confezionamento, etichette e adesivi inclusi.

Il produttore deve censire tutti gli ingredienti e i materiali di imballaggio utilizzati a diretto contatto con il prodotto, chiedendo ai fornitori un’analisi completa delle materie prime utilizzate.

Identificati gli allergeni potenzialmente presenti nel ciclo produttivo, si valuterà l’eventuale pericolo.

Secondo la letteratura internazionale gli allergeni che possono passare dall’imballaggio all’alimento sono:

  • amido di frumento usato come polvere anti set-off,
  • olio di arachidi contenuto nei lubrificanti di processo,
  • caseine utilizzate nelle colle.

È evidente che per soddisfare la domanda vegan, la caseina debba essere completamente eliminata e ciò riduce notevolmente le possibilità di adattamento dell’imballaggio al prodotto.

Infatti, progettare un packaging per prodotti vegani significa evitare l’uso di qualsiasi componente di origine animale.

Oltre alla colla alla caseina, non può essere utilizzata qualsiasi tipo di «colla osso» e «colla di coniglio» contenenti altre proteine di provenienza animale (pelle, ossa ecc).

Si tratta di prodotti gelatinosi ottenuti facendo bollire i cascami di animali e una volta asciutti sono venduti sotto forma di perle color ambra. Sono usate soprattutto per incollare il legno (si pensi alle cassette della frutta o dei vini).

Chi aspira alla certificazione vegana non deve utilizzare nessuna di queste componenti.

Dunque, per rispondere alla domanda iniziale, è certamente possibile produrre etichette performanti completamente vegane, ma dopo attento studio e approfondita ricerca.

Solo un etichettificio esperto saprà ottenere il risultato desiderato, garantendo la soddisfazione sia del produttore che del consumatore finale.

Vico Etichette è da sempre attento alla sostenibilità dei suoi prodotti.

Per questo ha creato il programma Green Label Lab, un sistema unico sul mercato per trovare la soluzione ideale anche alle esigenze più particolari, tra cui quella vegana.

Vico Etichette studia a fondo ogni progetto, per proporre al cliente delle soluzioni ad hoc per il suo prodotto.

Per sapere di più sulle nostre etichette e scoprire la soluzione più congeniale alle tue esigenze

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Fabrizio Bonaccorso CEO

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